Tra le tante espressioni di vita di un popolo, ogni chiesa, anche la più piccola, è il manifestarsi di uno slancio di fede che si prolunga lungo il corso dei secoli e diventa un brano di storia dello stesso popolo.
Le modalità esteriori possono essere e sono le più diverse, ma sempre e tutte sono cariche di quella tensione verso il bello che è l'arte. Guardare una chiesa è come andare alla scoperta di una sorgente, seguirne lo scorrere tra i sassi o i più ampi meandrie e non tralasciare di abbeverarsi alle sue acque...
Un turista occasionale che giunge a Dossena rimane quantomeno stupito dall'imponenza della sua parrocchiale, che domina, dall'alto di un poggio, un lembo di Valle Brembana. Perchè un edificio così solenne in una zona apparentemente appartata e defilata rispetto alle principali vie di comunicazione? E, soprattutto, perchè così ricco di opere d'arte? Per comprenderne il motivo si deve tenere conto dell'importante ruolo che la chiesa di Dossena esercitò su un vasto territorio fino ai primi decenni del Settecento. Nata come uno dei più antichi centri minerari della Lombardia, fino al Cinquecento visse un intenso sviluppo socio-economico, favorito anche dal fatto di essere luogo di transito per le carovane dei mercanti.
Da Dossena infatti passava la cosidetta "Via dei Trafficanti" o "Via Mercatorum" un percorso commerciale che metteva in comunicazione le località di Cornello e Selvino e che, prima della costruzione della più agibile strada Priula alla fine del XVI secolo, dovette rappresentare una via obbligata per coloro che dall'Alta Valle Brembana volevano raggiungere Bergamo.