Esiste sempre un legame tra un artista e la sua terra. Un legame che può esprimersi in maniera più o meno manifesta, a seconda della sensibilità e delle esperienze. Ebbene, senza stabilire graduatorie e valutazioni di merito (che non sarebbero nemmeno possibili in un campo come quello artistico), c'é per riconoscimento generale un artista che, forse più di ogni altro, ha espresso il suo attaccamento, la sua sensibilità verso la nostra terra.

Parliamo di Filippo Alcaini, un pittore le cui opere rappresentano senza dubbio una delle più belle testimonianze d'arte e di poesia ispirate alla realtà, alla storia e alla cultura della Valle Brembana. I nudi dati anagrafici ci dicono che Filippo era nato a Dossena nel 1946 da famiglia contadina.

Autodidatta, cominciò a dipingere sin da bambino per frequentare poi i corsi di decorazione della scuola d'arte A. Fantoni. Nel 1967 lo troviamo in Etiopia dove lavora al restauro di alcune chiese con l'architetto Sandro Angelini e si trasferisce poi in Libia a Bengasi dove collabora con il pittore Heinrich Steiner alla decorazione della moschea di Shabbi. Dal 1970 si dedica alla pittura allestendo mostre personali e partecipando a numerose collettive in Italia e all'estero.

Collaborerà tra l'altro anche alla realizzazione di alcuni murales a Dossena, Valtorta e San Pellegrino Terme.
Morirà tragicamente nel 1986.

Nel suo itinerario artistico Alcaini, partito dal figurativo classico, approda ben presto al naif e in tal senso é considerato il maggior rappresentante bergamasco del genere. Ma la critica, in una molteplicità di giudizi che testimonia la complessità della sua apparentemente facile pittura, riscontra di volta in volta accostamenti con il realismo, l'espressionismo, il surrealismo. Quello su cui concordano é la sua anima popolare, il suo profondo attaccamento alla valle, la sua capacità di rendersi interprete del mondo, della cultura e della sensibilità della nostra gente.

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